sabato 27 settembre 2014

P.5774.53 - Haazinu 5774 - 25 Elul 5774 - 27.09.2014

Oggi si legge la Parashah Haazinu - l'elenco delle letture si può leggere qui:




Sabato prossimo, 4 Ottobre 2014 è Yom Kippur - l'augurio è quindi di Gmar 7atimà tovà.

Raffaele Yona Ladu

giovedì 18 settembre 2014

P.5774.51/52 - Nitzavim/Vayelekh 5774 - 25 Elul 5774 - 20.09.2014

Oggi si leggono due parashot insieme, Nitzavim e Vayelekh - l'elenco delle letture si può leggere qui:


Poiché inoltre è l'ultimo sabato prima di Rosh HaShanà (il capodanno ebraico del) 5775, la notte tra venerdì e sabato (si ricorda che il giorno, per il calendario ebraico, comincia al tramonto), si recitano le preghiere penitenziali dette Selichot.

Rosh HaShanà inizia al tramonto del 24 Settembre 2014. L'augurio che fanno gli ebrei religiosi è:

Shanà tovà u-metuqà = Un anno buono e dolce

Un augurio comune tra gli israeliani laici è:

Shanat shalom = Un anno di pace

Si spera di riuscire a fornire la prossima settimana un commento della parashà Haazinu.

Shabbat Shalom
Raffaele Yona Ladu

venerdì 12 settembre 2014

P.5774.50 - Ki Tavo 5774 - 18 Elul 5774 - 13.09.2014

La parashah di oggi è Ki Tavo - l'elenco delle letture si può leggere qui:

http://www.hebcal.com/sedrot/kitavo

Si spera di riuscire a fornire la prossima settimana un commento delle parashot Nitzavim e Vayelekh.

Shabbat Shalom
Raffaele Yona Ladu

venerdì 5 settembre 2014

P.5774.49 - Ki Tetze 5774 - 11 Elul 5774 - 06.09.2014

La parashah di oggi è Ki Tetze - l'elenco delle letture si può leggere qui:

http://www.hebcal.com/sedrot/kiteitzei

Si spera di riuscire a fornire la prossima settimana un commento della parashà Ki Tavo.

Shabbat Shalom
Raffaele Yona Ladu

giovedì 4 settembre 2014

Inizio

Oggi, 4 Settembre 2014 - 9 Elul 5774, ho creato questo blog per fondare con esso una havurà [gruppo di studio della Torà] a Verona, Italia.

La frase "Non è in cielo" si riferisce alla Torà citando Deuteronomio 30:12 - ve lo riporto nel contesto:

[Parashat Nitzavim - l'intera Aliyah 6^ - Deuteronomio Capitolo 30] 
[HEB - da Sefaria.org
11 כִּ֚י הַמִּצְוָ֣ה הַזֹּ֔את אֲשֶׁ֛ר אָנֹכִ֥י מְצַוְּךָ֖ הַיּ֑וֹם לֹֽא־נִפְלֵ֥את הִוא֙ מִמְּךָ֔ וְלֹ֥א רְחֹקָ֖ה הִֽוא׃
12 לֹ֥א בַשָּׁמַ֖יִם הִ֑וא לֵאמֹ֗ר מִ֣י יַעֲלֶה־לָּ֤נוּ הַשָּׁמַ֙יְמָה֙ וְיִקָּחֶ֣הָ לָּ֔נוּ וְיַשְׁמִעֵ֥נוּ אֹתָ֖הּ וְנַעֲשֶֽׂנָּה׃
13 וְלֹֽא־מֵעֵ֥בֶר לַיָּ֖ם הִ֑וא לֵאמֹ֗ר מִ֣י יַעֲבָר־לָ֜נוּ אֶל־עֵ֤בֶר הַיָּם֙ וְיִקָּחֶ֣הָ לָּ֔נוּ וְיַשְׁמִעֵ֥נוּ אֹתָ֖הּ וְנַעֲשֶֽׂנָּה׃
14 וְלֹֽא־מֵעֵ֥בֶר לַיָּ֖ם הִ֑וא לֵאמֹ֗ר מִ֣י יַעֲבָר־לָ֜נוּ אֶל־עֵ֤בֶר הַיָּם֙ וְיִקָּחֶ֣הָ לָּ֔נוּ וְיַשְׁמִעֵ֥נוּ אֹתָ֖הּ וְנַעֲשֶֽׂנָּה׃
[ENG - dalla versione del 1917 della Jewish Publication Society, come riportata nel sito Mechon Mamre
11 For this commandment which I command thee this day, it is not too hard for thee, neither is it far off. 
12 It is not in heaven, that thou shouldest say: 'Who shall go up for us to heaven, and bring it unto us, and make us to hear it, that we may do it?' 
13 Neither is it beyond the sea, that thou shouldest say: 'Who shall go over the sea for us, and bring it unto us, and make us to hear it, that we may do it?' 
14 But the word is very nigh unto thee, in thy mouth, and in thy heart, that thou mayest do it. 
[ITA - tratta da "La Nuova Riveduta" come riportata ne LaParola - non appena possibile verrà sostituita con la traduzione di rav Dario Di Segni z. l.]
11 Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. 
12 Non è nel cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi nel cielo e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?". 
13 Non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi passerà per noi di là dal mare e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?". 
14 Invece, questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
Chi conosce il Talmud riconoscerà in "Non è in cielo" l'argomento decisivo usato dai rabbini contro rav Eli'ezer in bBava Metzi'a 59b [aramaico, inglese] - tento qui una traduzione dalla versione inglese:
Perché [il forno di] 'Aknai? [1] — rav Judah disse a nome di Samuel: [Significa] che lo circondarono di argomenti [2] come un serpente, e lo dimostrarono impuro. È stato insegnato: Quel giorno rav Eliezer propose ogni argomento immaginabile [3], ma non li accettarono. Disse loro: 'Se l'halachah concorda con me, sia questo carrubo a provarlo!' Al che il carrubo si spezzò da solo e si portò a cento cubiti da dove stava - altri dicono, a quattrocento cubiti. 'Un carrubo non può provare nulla', ribatterono. Disse ancora loro: 'Se l'halachah concorda con me, lo provi questo corso d'acqua!' Al che il corso d'acqua si mise a scorrere a ritroso — 'Un corso d'acqua non può provare nulla', replicarono. Disse ancora: 'Se l'halachah concorda con me, lo provino i muri di questa scuola', al che i muri cominciarono ad inclinarsi, e stavano per crollare. Ma rav Joshua li rimproverò dicendo: 'Quando dei dotti sono impegnati in una disputa halachica, che avete da impicciarvi?' Perciò non crollarono, per rispetto a rav Joshua, né si raddrizzarono, per rispetto a rav Eliezer - e sono tuttora così inclinati. Ancora disse loro: 'Se l'halachah concorda con me, lo provi il Cielo!' Al che una Voce Celeste esclamò: 'Perché mai discutete con rav Eliezer, visto che in ogni questione l'halachah concorda con lui?' Ma rav Joshua si alzò ed esclamò: 'Non è in cielo!' [4] Che intendeva dire? — Disse rav Jeremiah: "Che la Torah ci era già stata data sul Monte Sinai; [perciò] non diamo retta ad una Voce Celeste, dacché Tu hai da un bel pezzo scritto nella Torah sul Monte Sinai, 'La maggioranza deve uno seguire' [5]".
Rav Nathan incontrò [il profeta] Elia [6] e gli chiese: "Che fece il Santo, Benedetto Egli Sia, in quel momento?" [Elia] rispose: "Rise [di gioia] dicendo: 'I Miei figli mi hanno vinto, i Miei figli mi hanno vinto!' 
Note:
1. Qui si parla di un forno che, anziché essere fatto in un pezzo unico, era fatto unendo diverse parti con uno strato di sabbia tra l'una e l'altra. Rav Eliezer sostiene che, dacché ogni parte in sé non è un utensile, la sabbia tra l'una e l'altra impedisce di ritenere l'intera costruzione un unico utensile, e perciò non è suscettibile di diventare impuro. I Saggi però sostengono che il rivestimento esterno di malta o cemento unifica il tutto, rendendolo passibile di diventare impuro. (Questa è la spiegazione data da Maimonide alla Mishnah, Ordine Tohorot, Trattato Kelim, Capitolo 5, Paragrafo 10. Rashi, ad locum, adotta un diverso ragionamento). 'Aknai è un nome proprio, forse il nome di un mastro, ma vuol dire anche 'serpente', significato che il Talmud si mette a discutere.
2. Lett., 'parole'.
3. Lett., 'tutti gli argomenti del  mondo'.
4. Deut. XXX, 12.
5. Ex. XXIII, 2 [che, a dire il vero, dice l'opposto - NdRYL]; sebbene la storia sia raccontata in forma di leggenda, questa è una rimarchevole affermazione dell'indipendenza del ragionamento umano.
 6. Si riteneva che [il profeta] Elia, che non era mai morto, spesso apparisse ai rabbini.
Con questo spirito gli ebrei religiosi interpretano la Torà - a maggior ragione noi che siamo laici.

Raffaele Yona Ladu
9 Elul 5774
4 Settembre 2014

Che succede quando una religione viene governata nel modo spiegato dal precedente passo talmudico? Ce lo spiega un altro passo talmudico, bMenachot 29b [aramaico, inglese] - ve lo traduco dalla versione inglese citata:
Rav Judah disse, a nome di Rav: "Quando Mosé salì al cielo, trovò Dio Benedetto, che stava apponendo delle coroncine alle lettere [5]. Mosé disse: 'Signore dell'Universo, che cosa occupa la Tua mano?' [6] Egli rispose: 'Tra molte generazioni nascerà un uomo, di nome Akiba ben Joseph, che da ogni trattino dedurrà cataste e cataste di leggi'. 'Signore dell'Universo', disse Mosé, 'Permettimi di vederlo'. Egli rispose: 'Voltati'. Mosé andò e si sedette dopo l'ottava fila [7] [ed ascoltò i discorsi sulla legge]. Non potendo seguire le loro argomentazioni, si sentiva a disagio, ma quando giunsero ad un certo argomento e gli allievi dissero al maestro: 'Da cosa lo sai?', e quest'ultimo rispose: 'È una norma data a Mosè sul Sinai', lui ne fu sollevato.
Note:
[5] Sono i "taggin", gli ornamenti aggiunti ad alcune lettere dell'alfabeto quando viene scritto un rotolo della Torah. 
[6] Cioè: "Manca qualcosa forse nella Torah, che esige queste aggiunte?" 
[7] degli alunni di rav Akiva.
Per interpretare il brano ci vuole un po' di sottigliezza: se Mosé fosse veramente esistito (ci sono buoni motivi per pensare il contrario), sarebbe vissuto 13 secoli prima di rav Akiba (vissuto qualche decennio dopo il fondatore del cristianesimo). A Mosé si attribuisce il merito di aver consegnato la Torah ad Israele, ma lui non ha detto l'ultima parola, perché molte cose nuove verranno introdotte dai suoi successori, tra cui il sullodato rav Akiba.

La misura delle novità viene data da quello che succede a Mosé quando Dio lo riporta tra i vivi, ma non tra i suoi contemporanei, bensì mandandolo nella scuola di rav Akiba: non lo fanno sedere in prima fila, quella degli allievi più promettenti, e nemmeno nella settima - lo fanno sedere ancora più in fondo, tra le persone che non hanno dimostrato alcun particolare talento. In Sardegna si direbbe di loro che "stanno al mondo solo perché c'è posto".

Eppure a Mosé è stata rivelata l'intera Torah, scritta ed orale - ciononostante non capisce quello che dice rav Akiba, e non è un problema di lingua. Il suo posto nelle ultime file è pienamente meritato.

Però Akiba gli rende omaggio: quando un allievo gli chiede quale premessa ha il suo ragionamento, risponde che è una norma che fu data a Mosé sul Sinai.

Di questo deve accontentarsi Mosé: dopo 13 secoli la sua creatura, il giudaismo, è diventata irriconoscibile, perché si sono succedute molte innovazioni che si ispirano soltanto alla rivelazione sul Sinai.

Il brano viene spesso menzionato (per esempio qui) per mostrare quanta libertà ermeneutica si siano presi i rabbini nei confronti della Torah, e di quanto fossero consapevoli dell'enorme contributo che gli uomini (le donne un po' meno, purtroppo) e la storia abbiano dato all'evoluzione dell'ebraismo.

Non cercano gli ebrei di tornare ad un passato mitico (quale può essere la chiesa delle origini, o la comunità dei compagni di Maometto), ma di perfezionare la creazione e costruire un futuro.

Amos Luzzatto, in una conferenza pubblica, affidò ad una metafora cara a Ludwig Wittgenstein lo stesso messaggio di bMenachot 29b: l'ebraismo è come una gomena di canapa.

La gomena è sempre quella, ma se è molto lunga, i trefoli di un capo non sono gli stessi che si trovano in mezzo od all'altro capo.

Raffaele Ladu
23 Sh:vat 5775
12 Febbraio 2015