mercoledì 22 aprile 2015

Il caso Yentl/Anshel per il sessuologo

Il film Yentl, ispirato ad un racconto di Isaac Bashevis Singer, ha due punti interessanti da esplicitare - qui parliamo di quello sessuologico: l’identità sessuale di Yentl.

  • Sesso biologico: l’assetto corporeo (per semplicità non approfondiamo);
  • Identità di genere: il gruppo di persone a cui si sente di appartenere;
  • Orientamento sessuale: il gruppo di persone con cui si cercano relazioni intime (la definizione può sembrare inutilmente contorta, ma scaccia la pedofilia e la bestialità dall’elenco degli orientamenti sessuali);
  • Ruolo di genere: il gruppo di persone di cui si adotta il comportamento.
Applichiamo questa classificazione a Yentl/Anshel:
  • Sesso biologico: femminile cissessuale (non c’è intersessualità);
  • Identità di genere: femminile;
  • Orientamento sessuale: eterosessuale (identità di genere femminile, ricerca di relazioni intime con persone di identità di genere maschile);
  • Ruolo di genere: maschile (nella società in cui vive Yentl, studiare la Torah è compito esclusivamente maschile).
Nel film noi possiamo vedere un mucchio di situazioni in cui era semplicissimo rendersi conto che il sesso biologico di Yentl/Anshel era femminile, ma nessuno ci ha badato.

Questo perché, nella società in cui vive Yentl, in caso di discrasia tra le quattro componenti dell’identità sessuale, quella che prevale è il ruolo di genere, ovvero quella indiscutibilmente e completamente sociale (su cosa ci sia di innato e cosa di acquisito nell’orientamento sessuale e nell’identità di genere il dibattito è tuttora aperto – ed il sesso biologico può essere deliberatamente modificato, come sanno le persone trans, oppure attribuito arbitrariamente, come ben sanno gli intersessuali).

Perché ci sono tante femministe e tanti attivisti LGBT tra gli ebrei? Proprio perché sono abituati a pensare che è la società a determinare il destino degli individui, compreso l’Eterno (c’è un ben noto midrash che recita: “Se voi siete i miei testimoni, io sarò il vostro Dio; se voi non siete i miei testimoni, per così dire, non sarò più il vostro Dio”, ed è ancor più noto l’episodio in cui i rabbini mettono l’Eterno in minoranza), e che perciò su ogni cosa si può e si deve intervenire a livello sociale.

Confrontiamo il caso Yentl/Anshel con il famoso caso Herculine Barbin (1838-1868), analizzato da Michel Foucault:
  • Sesso biologico: intersessualità, per la precisione pseudoermafroditismo maschile  - i suoi organi sessuali maschili di aspetto non standard l’hanno fatta attribuire alla nascita al sesso femminile;
  • Identità di genere: femminile;
  • Orientamento sessuale: omosessuale (identità di genere femminile; ricerca di relazioni intime con persone della medesima identità di genere);
  • Ruolo di genere: femminile.
I giudici del tribunale francese che le imposero di cambiare nome e sesso anagrafico invece si basarono su due considerazioni: da un punto di vista binario, il sesso biologico era maschile, anche se imperfettamente maschile, e fare di lei un maschio anche a livello sociale significava trasformare la sua omosessualità in eterosessualità.

Questo è il modo di ragionare delle Sentinelle in Piedi e di chi nella chiesa cattolica conduce crociate contro un nemico che non esiste al di fuori di lei (perché l’ideologia del gender non è altro che una caricatura della teologia jahwista): tutto deve essere allineato al sesso biologico, per giunta visto in modo strettamente binario; se è dubbio, aiuta a determinarlo l'eteronormativa presunzione di eterosessualità – chi cerca relazioni intime con donne è uomo fino a prova contraria, e viceversa.

Ed influenza anche l’attivismo LGBT: è certo utile sapere se l’orientamento sessuale e l’identità di genere hanno una componente biologica, ma non sarebbe questo un problema così importante se non ci fosse l’ossessione, di origine stoica e recepita dal cristianesimo, di creare una società retta da leggi naturali, e la tentazione di bollare come “contro natura” quello che non si capisce.

La natura invece ad un ebreo non insegna proprio nulla: come scrisse rav Joseph Soloveitchik (1903-1993), la dignità umana sta nel vincere la natura. Ed infatti lui interpreta Genesi 1:27 in senso metaforico: il maschio e la femmina di cui parla quel versetto sono allegorie dell’attività e della passività, caratteristiche di ogni persona, utili entrambe nel loro momento opportuno, non la codifica del binarismo dei sessi e dei generi.

Raffaele Yona Ladu


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