lunedì 25 maggio 2015

Sovrastime


L'articolo [1] spiega che il pubblico americano è convinto che il 23% della popolazione del paese sia gay o lesbica - ma i sondaggi Gallup mostrano che solo il 3,8% si dichiara LGBT.

La sovrastima è evidente anche con altre minoranze; per esempio, gli americani ritengono che un terzo di loro sia nero, ed un decimo ispanico - il doppio circa di quello che rilevano i censimenti.

Ed anche in Italia capita di sentire stime fantasiose sul numero degli ebrei (sono circa 30 mila, cioè lo 0,05% della popolazione italiana), ed in Egitto sul numero dei copti (sono circa il 15% della popolazione egiziana).

Il perché accada di sovrastimare le minoranze non lo sappiamo; alcuni ebrei italiani rabbrividiscono al fenomeno, ma secondo la Gallup questa sovrastima indica soprattutto ignoranza, in quanto i suoi esperti non sono riusciti a trovare una correlazione consistente tra la sovrastima e la simpatia o l'antipatia verso una minoranza.

Una cosa va comunque ricordata: i diritti civili e politici sono indipendenti dalla consistenza numerica. Negare dei diritti con il pretesto che il torto lo si fa comunque a poche persone indica innanzitutto viltà.

Raffaele Yona Ladu

sabato 23 maggio 2015

Congratulazioni agli irlandesi

Che hanno votato a larga maggioranza (62,1%) per il matrimonio egualitario.

Gli storici del futuro diranno che la crociata antigay ed "antigender" della Chiesa cattolica è stata altrettanto rovinosa per lei dell'affaire Dreyfus - in cui la chiesa, per partito preso (voleva dimostrare al mondo che un ebreo non poteva che essere un traditore), si schierò contro il capitano Dreyfus - e solo tardivamente si rese conto di quello che stava facendo.

La separazione della religione dallo stato in Francia fu promulgata nel 1905 anche a seguito di quella scelta sciagurata; e penso che molti di coloro che oggi hanno votato per il matrimonio egualitario in Irlanda lo abbiano fatto non solo per positiva convinzione, ma anche per grande indignazione.

Non si può dire al mondo che le coppie omosessuali nuocciono ai bimbi che allevano se si coprono i preti pedofili anziché deferirli alla magistratura (cosa che indusse il governo irlandese a richiamare l'ambasciatore presso la Santa Sede, ed chiudere addirittura quell'ambasciata tra il 2011 ed il 2014) - e non si può negare che la genitorialità sia un diritto in un paese in cui diversi conventi di suore separavano i figli dalle loro madri nubili (e perciò presunte indegne) vendendoli poi in tutto il mondo, perché gli irlandesi hanno visto questa nefasta dottrina portata alle sue estreme conseguenze.

Molti elettori si sono detti: "Che danno ci possono fare i matrimoni omosessuali? Che danno ci ha già fatto la loro principale oppositrice?", e di conseguenza hanno votato.


Il libro che è costato la disfatta nel referendum

Raffaele Yona Ladu

mercoledì 20 maggio 2015

Differenza tra Italia ed Israele






Nell'articolo [1] è scritto:
La colonizzazione ideologica del "genere"
Prevedere l'insegnamento della parità di genere negli istituti scolastici sembra "rappresentare l'ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito colonizzazione ideologica". "Educare al rispetto di tutti, alla non discriminazione e al superamento di ogni forma di bullismo e di omofobia è doveroso, lo abbiamo sempre affermato: rientra nei compiti della scuola - premette Bagnasco -. Ma l'educazione alla parità di genere, oggi sempre più spesso invocata, mira in realtà ad introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura".
Bagnasco ha deciso di usare la parola "genere" come "scibbolet" (vedi qui): chi usa quella parola è un nemico, ed anche quando semplicemente intende che tutte le persone abbiano pari dignità e diritti, subito lui vede una congiura contro la sua visione del mondo.

Invece, in Israele il governo appena nominato ([2] - lo disapprovo per molte ragioni) ha avuto il merito di trasformare il "Ministero dei Pensionati" nel "Ministero dell'Eguaglianza dei Generi, delle Minoranze e dei Giovani"; poiché il sito [3] non è ancora stato aggiornato (indica tuttora come ministro il defunto Uri Orbach, passato a miglior vita il 16 Febbraio 2015), ho citato gli articoli di giornale [4] e [5] per confermare la notizia.

[5] è un'intervista al nuovo ministro, la signora Gila Gamliel, madre di due figli, figlia di una libica e di uno yemenita; appartiene al Likud ed è considerata un'oltranzista - per cui temo che i palestinesi non l'apprezzeranno molto.

Però nel campo dei diritti delle donne e delle persone LGBT, nonché del riconoscimento del pluralismo ebraico, è considerata molto avanti e molto determinata; quello che chiedono le femministe israeliane è soprattutto che faccia rispettare le leggi esistenti, e questo significa convincere il governo a finanziarne l'attuazione.

Nessuno in Israele parla di "colonizzazione ideologica del genere" - si è ritenuto questo ministero doveroso per garantire le persone svantaggiate. Ed avere il senso dell'umorismo garantisce anche di avere il senso del ridicolo.

Raffaele Yona Ladu

lunedì 4 maggio 2015

Un'iniziativa che avrà sicuramente enorme successo

[1] British Rabbis Play Matchmaker for LGBTQ Jews

L'articolo [1], della rivista americana Slate, e citato dal portale A Wider Bridge, riferisce che il movimento ebraico riformato britannico ha deciso di inaugurare un servizio in cui i suoi rabbini e cantori faranno da "shadchanim = sensali di matrimoni" non solo per gli ebrei etero, ma anche per quelli LGBTQ.

Temo che le barzellette sui sensali di matrimoni siano più antiche della Torah, tant'è vero che non mancano in nessuna raccolta di barzellette ebraiche, nemmeno nell'opera di Sigmund Freud "Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio"; perché allora dico che l'iniziativa avrà enorme successo?

Il successo va misurato, e misurare il successo di quest'iniziativa sulla base delle coppie che così si formeranno mi pare altrettanto ingenuo del valutare lo stato dell'ordine pubblico sulla base dei furti denunciati (tutti sanno che molti derubati non si prendono neppure la briga di farlo, quindi si tratterebbe di una stima inattendibile - gli omicidi, purtroppo, ben più difficili da occultare, danno una stima migliore),

In realtà, se è difficile fare il sensale di matrimonio per una persona del proprio orientamento sessuale, è ancora più difficile farlo per una di orientamento sessuale diverso dal proprio - perché prima di cominciare a cercarle un "'ezer kenegdo/ah = aiuto analogo a lui/lei" (Genesi 2:18) occorre togliersi dalla testa tutte le idee sbagliate sulle minoranze sessuali.

Per quanto progressista sia stata la propria educazione e formazione, è inevitabile farsele - ed il modo migliore per liberarsene è conoscere coloro che di queste minoranze fanno parte; non è necessario conoscerli "biblicamente" (il problema allora non ci sarebbe), ma occorre andare oltre al superficiale "Ah, sì, l*i è lesbica/gay/bi/trans/queer/etc., ma questo per me non è un problema giacché io accolgo tutt*" - sono le classiche buone intenzioni che lastricano l'autostrada per l'inferno, perché non pongono la persona di fronte ai propri pregiudizi ed al compito di sradicarli.

Inoltre, posso dire che non sempre chi si rivolge ad un "sensale di matrimoni" ha il coraggio di dire quello che vuole davvero (se ce l'avesse, probabilmente non sarebbe sol*) - e questo non dipende dall'orientamento sessuale; per esempio, è difficile trovare un maschio etero che ammetta di volere una donna giunonica con cui tener svegli i vicini la notte, od una donna etero che ammetta di volere un uomo ricco che dia ai suoi figli un'educazione di prim'ordine - perché tutti e due hanno paura di essere giudicati male dal sensale e dalle persone che questi farà incontrare loro.

In realtà, così si perde solo tempo, perché tutt* si rendono conto che il/la cliente non è soddisfatt* delle persone presentate, e ne vengono doppiamente frustrat* dacché non sanno capire perché; l'abilità principale dell'aspirante sensale di matrimoni è quindi quella di convincere il/la cliente (perché se ne è convinto lui stesso per primo) che i suoi bisogni, per quanto insoliti, sono legittimi, e ad esprimerli apertamente.

Questa sarà la vera misura del successo dell'iniziativa: che i rabbini ed i cantori coinvolti smettano di considerare le persone LGBT solo come quelli che scelgono una diversa voce nei menu a tendina che indicano il loro "orientamento sessuale" e/o la loro "identità di genere", e facciano lo sforzo di conoscerli personalmente, e di dimostrare che i loro bisogni emotivi e sessuali sono altrettanto importanti di quelli delle persone eterosessuali.

È inutile raccontarci frottole: se anche non fosse sesso-positivo il pensiero ebraico, basterebbe l'osservazione empirica che l'insoddisfazione sessuale sfascia intere comunità, non soltanto le coppie, a mostrare che non è problema che si possa trascurare - e quanti sono gli omofobi che sono spinti dalla loro personale insoddisfazione sessuale ad invidiare omosessuali, bisessuali e transessuali, a cui attribuiscono la jouissance = spassarsela che loro vorrebbero?

E riusciranno i rabbini ed i cantori che raggiungeranno questo livello di consapevolezza ad accoppiare la gente? Mah, io sono abbastanza disincantato, e convinto che le migliori occasioni capitano proprio quando non le si cerca (così ho incontrato mia moglie).

Ed agli psicoterapeuti capita ogni tanto il/la cliente che dopo il primo appuntamento dà buca dicendo: "Guardi, il sintomo è scomparso, non ho più bisogno di lei"; loro diffidano di queste "fughe nella salute", ma può capitare davvero che la persona che ammette il proprio problema e lo focalizza trovi in sé le risorse per risolverlo.

Allo stesso modo, potrebbe capitare ad un sensale di matrimoni di trovare il/la cliente che telefona dicendo: "Guardi, non ho più bisogno di lei perché mi sono mess* insieme con una persona fantastica!"

Sicuramente accade a molte coppie (etero) che vogliono adottare un bambino di generarne uno nelle more del processo di adozione: quello che non si riesce ad avere intenzionalmente accade spontaneamente quando si smette di esserne ossessionati.

La serendipità viene propiziata dalla mindfulness, e degli episodi in cui i rabbini ed i cantori, anziché accoppiare le persone, hanno mobilitato le loro risorse interiori perché si accoppiassero da sé, mi parrebbero la giusta misura del successo.

Mazal tov a chi è coinvolto nell'iniziativa! Le persone LGBTQ guadagneranno sicuramente visibilità, i rabbini ed i cantori le conosceranno per davvero, e molti vivranno una gran bella storia.

Raffaele Yona Ladu

sabato 2 maggio 2015

Beate Sirota Gordon (1923-2012)

La foto pubblicata su Facebook dal National Women's History Museum (tuttora solo virtuale - la sua ambizione è di acquisire una sede fisica ed affiliarsi allo Smithsonian) e qui riportata:

Beate Sirota Gordon (1923-2012)

ha attirato la mia attenzione sulla vita di Beate Sirota Gordon (1923-2012) [Sirota era il cognome del padre, il celebre pianista Leo - non so se imparentato con il celeberrimo cantore Gershon (1874-1943); Gordon il cognome del marito Joseph, che fu il capo della squadra dei traduttori ed interpreti che il generale Mac Arthur si era portato in Giappone].

Riassumendo le notizie che ho trovato su Wikipedia, sul necrologio del New York Times, nelle integrazioni che ne danno il Jewish Women Archive, The Economist, The Japan Times, Forward, Dissent, The Independent, The Atlantic, lei ha avuto un singolare intreccio di fortuna ed abilità (Machiavelli avrebbe detto "virtù e fortuna") che le hanno fatto scrivere gli articoli 14 e 24 della Costituzione dell'Impero del Giappone (versione inglese a cura del governo giapponese).

Il padre Leo (1885-1965), nato in Ucraina, aveva cominciato a suonare il piano a cinque anni, a nove dava concerti, attirando l'attenzione di Ignacy Jan Paderewski (1860-1941), e nel 1904 era venuto a Vienna per studiare nientedimeno che da Ferruccio Busoni (1866-1924). Collaborava con il celebre direttore d'orchestra Jascha Horenstein (1898-1973), e finì con lo sposarne la sorella Augustine.

Beate fu l'unica loro figlia, e nel 1929 Leo Sirota accettò di diventare il Preside della Facoltà di Pianoforte all'Accademia Imperiale di Musica a Tokyo, trasferendosi in Giappone con la famiglia.

Beate si integrò bene nel paese ed apprese benissimo la lingua; prima lei frequentò la Scuola Tedesca a Tokyo, poi, dopo che il nazismo era riuscito a nazificare anche quella scuola ed ad esportare un po' di antisemitismo anche laggiù, la Scuola Americana in Giappone.

Nel 1939, a 16 anni, lei fu mandata in California a studiare al Mills College di Oakland, dove conseguì il baccellierato in Lingue Moderne nel 1943. Lo scoppio della guerra l'aveva lasciata senza notizie dei genitori, né mezzi di sostegno, ed essendo una delle sole 65 persone "caucasiche" che conoscevano il giapponese allora negli USA, fu subito assunta nell'Office of War Information (per la propaganda verso il nemico) e nel Foreign Broadcasting Monitoring Service (per l'ascolto della propaganda nemica) - lavorò anche per la rivista Time.

Finita la guerra, l'unico modo per recarsi in Giappone ed avere notizie dei genitori (avrebbe scoperto poi che erano vivi, ma confinati in campagna, e malnutriti - e dovevano comunque ringraziare gli ex allievi del padre, che durante la guerra sfidavano la polizia militare giapponese per passar loro dei viveri) era aggregarsi ad una missione militare, e questo significava entrare nell'équipe del Generale Douglas Mac Arthur - lo fece come traduttrice.

Ma gli americani non volevano soltanto smantellare la macchina bellica giapponese - volevano che quel paese diventasse una democrazia, perché la sua tecnologia non fosse più un pericolo per loro, e decisero di imporgli una Costituzione.

In una settimana di tempo l'équipe di Mac Arthur dovette redigerla; l'unica donna presente era Beate Sirota, e quasi per scherzo le fu chiesto di occuparsi dei diritti sociali e dei diritti delle donne. Lei non era una giurista, e l'unico modo che le venne in mente di prepararsi al compito fu quello di prendere una jeep e con quella fare il giro delle biblioteche superstiti di Tokyo e dintorni alla ricerca di traduzioni giapponesi di costituzioni straniere.

I risultati furono gli articoli 14 e 24 citati - ve li traduco in parte dalla citata versione inglese:
Articolo 14. Tutte le persone del popolo sono uguali di fronte alla legge e non vi saranno discriminazioni nei rapporti politici, economici o sociali a causa della razza, del credo, del  sesso, della condizione sociale o dell'origine familiare. (...)
Articolo 24. Il matrimonio si baserà solo sul mutuo consenso di ambo i sessi, e si manterrà con la mutua cooperazione, con alla base gli eguali diritti di marito e moglie.
A proposito della scelta del coniuge, dei diritti di proprietà, dell'eredità, della scelta del domicilio, del divorzio, e di altre cose che riguardano il matrimonio e la famiglia, le leggi verranno applicate dal punto di vista della dignità individuale e dell'essenziale eguaglianza dei sessi.
Il capo della commissione, il Tenente Colonnello Charles L. Kades, le disse: "Dio mio, avete dato alle donne giapponesi più diritti che nella costituzione americana!", al che ella rispose: "Colonnello Kades, non è per niente difficile, perché le donne non ci sono nella costituzione americana!"

Questi articoli futuristici per l'epoca costarono a Beate Sirota un'inchiesta: il maccartista ante litteram Generale Charles A. Willoughby (1892-1972), che Mac Arthur definiva "My pet fascist = Il mio fascista domestico", nel 1947 iniziò un'inchiesta sulle infiltrazioni comuniste, che nel caso di Beate Sirota si tinse pure di antisemitismo - ma non ebbe per lei conseguenze.

È stato fatto notare che quegli articoli della Costituzione giapponese (paragonabili agli articoli 3 e 29 della Costituzione italiana) rappresentarono lo splendido crepuscolo del New Deal, quando gli americani desideravano ancora cambiare il mondo, e non erano già piombati nel tetro realismo della Guerra Fredda.

Il fondamentale contributo di Beate Sirota (che, come già anticipato, in Giappone non ritrovò solo i genitori ma anche l'amore) rimase ignoto per molti decenni, in quanto i membri della commissione erano stati vincolati al segreto - ufficialmente, la Costituzione doveva sembrare figlia del genio giapponese, non un'imposizione del governo americano.

Però ella pubblicò nel 1995 il libro di memorie (prima in giapponese, poi in inglese), The Only Woman in the Room, ed il regista giapponese Tomoko Fujiwara le ha dedicato due film:
Il governo giapponese le ha conferito nel 1998 l'Ordine del Tesoro Sacro, 4^ Classe; nel 2008 lo Smith College le ha conferito un Dottorato in Legge ad honorem, e la sua università, il Mills College, un Ph.D. ad honorem nel 2011; le femministe giapponesi l'hanno idolatrata, ed i conservatori giapponesi hanno incolpato l'Articolo 24 di tutte le sventure che colpiscono oggi il paese.

All'accusa di questi ultimi che l'eguaglianza dei generi non è un valore giapponese, Beate Sirota z. l. rispondeva che tante cose i giapponesi hanno importato: il buddismo, la ceramica, la musica di corte, la scrittura, eccetera - e nessuno ritiene più queste cose di importazione.

Quanti sono gli omofobi italiani che si straccerebbero le vesti leggendo la locuzione "l'essenziale eguaglianza dei sessi" e, pur di scoprire che cosa poteva avere ispirato una frase così sovversiva, sottoporrebbero la sua autrice alla medesima inchiesta a cui la sottopose Charles A. Willougby?

Questi, dopo aver lasciato l'esercito negli anni '50, fece il consigliere ed il lobbista per il caudillo Francisco Franco, e fondò l'International Committee for the Defence of Christian Culture - era forse troppo presto per preoccuparsi delle organizzazioni LGBT, e quindi il comitato era soprattutto un'"ombrello" di organizzazioni anticomuniste.

Tornando a Beate Sirota, va detto che la redazione della Costituzione giapponese (a cui non diede soltanto gli articoli 14 e 24 - era riuscita a stabilire buoni rapporti con il governo giapponese, che aveva bisogno di un'esperta traduttrice per interloquire con l'équipe di Mac Arthur, e questo aiutò parecchio l'accettazione e promulgazione della nuova costituzione) non fu l'unico suo modo di passare alla storia.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo aver tentato i più vari lavori con poco successo (non per scarsa professionalità sua, ma per troppo maschilismo dei datori di lavoro americani), decise di fare l'impresaria teatrale - in questo forse ispirandosi al celebre padre pianista, ed al celebre zio direttore d'orchestra - ed attraverso l'Asia Society fece conoscere al pubblico americano le culture asiatiche ed australiane attraverso i loro spettacoli.

Non era un'impresa facile presentare ad un pubblico che a malapena sapeva i nomi dei paesi del mondo tradizioni culturali padroneggiate da poche migliaia di persone ciascuna, eppure Beate Sirota riuscì in questo difficile compito, mantenendo l'autenticità delle culture che presentava, senza farle degenerare in folklore.

Penso che qui abbiamo visto all'opera diversi talenti ebraici nella medesima persona: la passione per la riforma sociale, la capacità di padroneggiare molte lingue, e quella di entrare in rapporto con diverse culture, valorizzandole, in sé e nel rapporto reciproco.

Raffaele Yona Ladu