sabato 2 maggio 2015

Beate Sirota Gordon (1923-2012)

La foto pubblicata su Facebook dal National Women's History Museum (tuttora solo virtuale - la sua ambizione è di acquisire una sede fisica ed affiliarsi allo Smithsonian) e qui riportata:

Beate Sirota Gordon (1923-2012)

ha attirato la mia attenzione sulla vita di Beate Sirota Gordon (1923-2012) [Sirota era il cognome del padre, il celebre pianista Leo - non so se imparentato con il celeberrimo cantore Gershon (1874-1943); Gordon il cognome del marito Joseph, che fu il capo della squadra dei traduttori ed interpreti che il generale Mac Arthur si era portato in Giappone].

Riassumendo le notizie che ho trovato su Wikipedia, sul necrologio del New York Times, nelle integrazioni che ne danno il Jewish Women Archive, The Economist, The Japan Times, Forward, Dissent, The Independent, The Atlantic, lei ha avuto un singolare intreccio di fortuna ed abilità (Machiavelli avrebbe detto "virtù e fortuna") che le hanno fatto scrivere gli articoli 14 e 24 della Costituzione dell'Impero del Giappone (versione inglese a cura del governo giapponese).

Il padre Leo (1885-1965), nato in Ucraina, aveva cominciato a suonare il piano a cinque anni, a nove dava concerti, attirando l'attenzione di Ignacy Jan Paderewski (1860-1941), e nel 1904 era venuto a Vienna per studiare nientedimeno che da Ferruccio Busoni (1866-1924). Collaborava con il celebre direttore d'orchestra Jascha Horenstein (1898-1973), e finì con lo sposarne la sorella Augustine.

Beate fu l'unica loro figlia, e nel 1929 Leo Sirota accettò di diventare il Preside della Facoltà di Pianoforte all'Accademia Imperiale di Musica a Tokyo, trasferendosi in Giappone con la famiglia.

Beate si integrò bene nel paese ed apprese benissimo la lingua; prima lei frequentò la Scuola Tedesca a Tokyo, poi, dopo che il nazismo era riuscito a nazificare anche quella scuola ed ad esportare un po' di antisemitismo anche laggiù, la Scuola Americana in Giappone.

Nel 1939, a 16 anni, lei fu mandata in California a studiare al Mills College di Oakland, dove conseguì il baccellierato in Lingue Moderne nel 1943. Lo scoppio della guerra l'aveva lasciata senza notizie dei genitori, né mezzi di sostegno, ed essendo una delle sole 65 persone "caucasiche" che conoscevano il giapponese allora negli USA, fu subito assunta nell'Office of War Information (per la propaganda verso il nemico) e nel Foreign Broadcasting Monitoring Service (per l'ascolto della propaganda nemica) - lavorò anche per la rivista Time.

Finita la guerra, l'unico modo per recarsi in Giappone ed avere notizie dei genitori (avrebbe scoperto poi che erano vivi, ma confinati in campagna, e malnutriti - e dovevano comunque ringraziare gli ex allievi del padre, che durante la guerra sfidavano la polizia militare giapponese per passar loro dei viveri) era aggregarsi ad una missione militare, e questo significava entrare nell'équipe del Generale Douglas Mac Arthur - lo fece come traduttrice.

Ma gli americani non volevano soltanto smantellare la macchina bellica giapponese - volevano che quel paese diventasse una democrazia, perché la sua tecnologia non fosse più un pericolo per loro, e decisero di imporgli una Costituzione.

In una settimana di tempo l'équipe di Mac Arthur dovette redigerla; l'unica donna presente era Beate Sirota, e quasi per scherzo le fu chiesto di occuparsi dei diritti sociali e dei diritti delle donne. Lei non era una giurista, e l'unico modo che le venne in mente di prepararsi al compito fu quello di prendere una jeep e con quella fare il giro delle biblioteche superstiti di Tokyo e dintorni alla ricerca di traduzioni giapponesi di costituzioni straniere.

I risultati furono gli articoli 14 e 24 citati - ve li traduco in parte dalla citata versione inglese:
Articolo 14. Tutte le persone del popolo sono uguali di fronte alla legge e non vi saranno discriminazioni nei rapporti politici, economici o sociali a causa della razza, del credo, del  sesso, della condizione sociale o dell'origine familiare. (...)
Articolo 24. Il matrimonio si baserà solo sul mutuo consenso di ambo i sessi, e si manterrà con la mutua cooperazione, con alla base gli eguali diritti di marito e moglie.
A proposito della scelta del coniuge, dei diritti di proprietà, dell'eredità, della scelta del domicilio, del divorzio, e di altre cose che riguardano il matrimonio e la famiglia, le leggi verranno applicate dal punto di vista della dignità individuale e dell'essenziale eguaglianza dei sessi.
Il capo della commissione, il Tenente Colonnello Charles L. Kades, le disse: "Dio mio, avete dato alle donne giapponesi più diritti che nella costituzione americana!", al che ella rispose: "Colonnello Kades, non è per niente difficile, perché le donne non ci sono nella costituzione americana!"

Questi articoli futuristici per l'epoca costarono a Beate Sirota un'inchiesta: il maccartista ante litteram Generale Charles A. Willoughby (1892-1972), che Mac Arthur definiva "My pet fascist = Il mio fascista domestico", nel 1947 iniziò un'inchiesta sulle infiltrazioni comuniste, che nel caso di Beate Sirota si tinse pure di antisemitismo - ma non ebbe per lei conseguenze.

È stato fatto notare che quegli articoli della Costituzione giapponese (paragonabili agli articoli 3 e 29 della Costituzione italiana) rappresentarono lo splendido crepuscolo del New Deal, quando gli americani desideravano ancora cambiare il mondo, e non erano già piombati nel tetro realismo della Guerra Fredda.

Il fondamentale contributo di Beate Sirota (che, come già anticipato, in Giappone non ritrovò solo i genitori ma anche l'amore) rimase ignoto per molti decenni, in quanto i membri della commissione erano stati vincolati al segreto - ufficialmente, la Costituzione doveva sembrare figlia del genio giapponese, non un'imposizione del governo americano.

Però ella pubblicò nel 1995 il libro di memorie (prima in giapponese, poi in inglese), The Only Woman in the Room, ed il regista giapponese Tomoko Fujiwara le ha dedicato due film:
Il governo giapponese le ha conferito nel 1998 l'Ordine del Tesoro Sacro, 4^ Classe; nel 2008 lo Smith College le ha conferito un Dottorato in Legge ad honorem, e la sua università, il Mills College, un Ph.D. ad honorem nel 2011; le femministe giapponesi l'hanno idolatrata, ed i conservatori giapponesi hanno incolpato l'Articolo 24 di tutte le sventure che colpiscono oggi il paese.

All'accusa di questi ultimi che l'eguaglianza dei generi non è un valore giapponese, Beate Sirota z. l. rispondeva che tante cose i giapponesi hanno importato: il buddismo, la ceramica, la musica di corte, la scrittura, eccetera - e nessuno ritiene più queste cose di importazione.

Quanti sono gli omofobi italiani che si straccerebbero le vesti leggendo la locuzione "l'essenziale eguaglianza dei sessi" e, pur di scoprire che cosa poteva avere ispirato una frase così sovversiva, sottoporrebbero la sua autrice alla medesima inchiesta a cui la sottopose Charles A. Willougby?

Questi, dopo aver lasciato l'esercito negli anni '50, fece il consigliere ed il lobbista per il caudillo Francisco Franco, e fondò l'International Committee for the Defence of Christian Culture - era forse troppo presto per preoccuparsi delle organizzazioni LGBT, e quindi il comitato era soprattutto un'"ombrello" di organizzazioni anticomuniste.

Tornando a Beate Sirota, va detto che la redazione della Costituzione giapponese (a cui non diede soltanto gli articoli 14 e 24 - era riuscita a stabilire buoni rapporti con il governo giapponese, che aveva bisogno di un'esperta traduttrice per interloquire con l'équipe di Mac Arthur, e questo aiutò parecchio l'accettazione e promulgazione della nuova costituzione) non fu l'unico suo modo di passare alla storia.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo aver tentato i più vari lavori con poco successo (non per scarsa professionalità sua, ma per troppo maschilismo dei datori di lavoro americani), decise di fare l'impresaria teatrale - in questo forse ispirandosi al celebre padre pianista, ed al celebre zio direttore d'orchestra - ed attraverso l'Asia Society fece conoscere al pubblico americano le culture asiatiche ed australiane attraverso i loro spettacoli.

Non era un'impresa facile presentare ad un pubblico che a malapena sapeva i nomi dei paesi del mondo tradizioni culturali padroneggiate da poche migliaia di persone ciascuna, eppure Beate Sirota riuscì in questo difficile compito, mantenendo l'autenticità delle culture che presentava, senza farle degenerare in folklore.

Penso che qui abbiamo visto all'opera diversi talenti ebraici nella medesima persona: la passione per la riforma sociale, la capacità di padroneggiare molte lingue, e quella di entrare in rapporto con diverse culture, valorizzandole, in sé e nel rapporto reciproco.

Raffaele Yona Ladu

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