giovedì 18 giugno 2015

"Non è in cielo" è la prima organizzazione italiana ammessa al "World Congress of GLBT Jews: Keshet Ga'avah"

Comunicato stampa (con preghiera di diffusione): La havurà veronese "Non è in cielo" è la prima organizzazione italiana ammessa al "World Congress of GLBT Jews: Keshet Ga'avah"

La havurà veronese "Non è in cielo" è la prima organizzazione italiana ammessa al "World Congress of GLBT Jews: Keshet Ga'avah"

Si comunica che, a seguito della partecipazione al Pride di Tel Aviv e di uno scambio di mail con i vertici del “World Congress of Gay, Lesbian, Bisexual and Transgender (GLBT) Jews: Keshet Ga’avah” (http://www.glbtjews.org/ ) la havurà (gruppo di studi ebraici) veronese “Non è in cielo” ( http://non-e-in-cielo.blogspot.it ; http://tunica-sfiziosa.blogspot.it ; mailto:non.e.in.cielo@gmail.com ), ospitata nei locali del Milk Verona Lgbt Community Center ( http://waltww.milkverona.it/ ), è stata ammessa al Congresso Mondiale degli Ebrei Gay, Lesbici, Bisessuali e Transgender – l’adesione formale in qualità di osservatrice [Adjunct Organization] è prevista nel giro di qualche settimana, ed allora “Non è in cielo” diverrà la prima organizzazione italiana ammessa a quel consesso. L'altra organizzazione iscritta più vicina a noi è Beit Haverim ( http://www.beit-haverim.com/ ) di Parigi.

Il nome “Non è in cielo” si ispira a Deuteronomio 30:12, così come ripreso dal Talmud babilonese, Bava Metzi’a 57b, in cui ad un sostenitore della tradizione si ribatte che la Legge non è in cielo, ma va stabilita dagli uomini di comune accordo. “Non è in cielo” fa capo all’ebraismo umanista ( http://www.shj.org/ ), per il quale essere ebrei non significa praticare una religione, bensì scegliere di appartenere al popolo ebraico e di immergersi nella cultura ebraica – all’autoidentificazione non serve aggiungere nemmeno la circoncisione.

L’ebraismo umanista, come molte denominazioni ebraiche più diffuse all’estero che in Italia (riformati, conservatori, ricostruzionisti, rinnovatori, eccetera), ama la famiglia (nella sua varietà di forme), rigetta l’eteronormatività, ed assegna pari dignità sia alle persone LGBTQIA+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali/Transgender, Queer, Intersessuali, Asessuali, eccetera), che alle loro famiglie – celebra matrimoni tra persone del medesimo sesso (e pure tra ebrei e non ebrei), e forma (nell’esclusivo ruolo di intellettuali) rabbini di ogni genere, rabbine lesbiche, rabbini gay, rabbin* transessual*/transgender, bisessuali, queer, intersessuali, asessuali, ecc., non vedendo in questo alcuna violazione di un presunto ordine della natura (concetto stoico, non biblico), ma l’affermazione della dignità umana, principio etico fondamentale (dalla Bibbia in poi).

Per far parte di “Non è in cielo” non è necessario essere ebrei, così come non è necessario appartenere ad una minoranza sessuale: occorre avere a cuore la sorte di queste e di quelli, e di tutte le minoranze in genere, ricordando che chi ne colpisce una mette a repentaglio tutti.

Per quanto riguarda lo Stato d’Israele, “Non è in cielo” sostiene l’opzione “due stati per due popoli” e la piena eguaglianza giuridica e sociale di tutti coloro che vivono in Israele (come promesso dalla sua Dichiarazione d’Indipendenza già nel 1948) – così come di tutti coloro che vivono in Italia ed Europa.

Cordiali saluti,
Raffaele Yona Ladu 

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