giovedì 9 luglio 2015

Una cosa consentita dall'halakhah ma non dalla Legge 40






L'articolo [1], in cui Linda Gradstein spiega come è riuscita a ritornare fertile dopo due menopause precoci, e ad avere due bambini (oltre ai due che aveva già) grazie ad una pozione di erbe cinesi (non si sa se la medicina ufficiale abbia poi indagato su quelle erbe) mi ha molto divertito, anche per un curioso particolare.

Il primo trattamento fu rapidamente efficace, tanto che il ginecologo dell'autrice previde che lei avrebbe ovulato molto presto - troppo presto: appena cinque giorni dopo il mestruo, quando l'halakhah (legge religiosa ebraica) esige che ci si astenga dai rapporti sessuali fino a sette giorni dopo il mestruo.

Che fare? L'autrice non poteva essere certa di avere altre occasioni oltre a quella, e doveva coglierla per forza.

La sua insegnante di Talmud provò a chiamare il famoso rabbino Shlomo Riskin (recentemente caduto in disgrazia: il Gran Rabbinato d'Israele si rifiuta di riconoscere le conversioni operate da lui), che però disse che, avendo ella già avuto due figli, un maschio ed una femmina, lei aveva già adempiuto al comandamento di Genesi 1:28 ("Siate fecondi e moltiplicatevi"), e perciò il suo bisogno di maternità non era così pressante da meritare un'eccezione alla regola.

Alcuni amici ortodossi di lei le fecero notare che la Bibbia proibisce di avere rapporti sessuali solo durante il mestruo, ed i sette giorni successivi sono una "siepe" aggiunta dai rabbini per maggior sicurezza - si poteva quindi ignorare l'aggiunta senza tradire lo spirito della norma.

Non è un caso di scuola: molte donne sono abitualmente nella situazione in cui si era trovata l'autrice, ovvero di ovulare troppo a ridosso del mestruo per concepire se rispettano la norma rabbinica, e chiedono un'esenzione motivandola con il fatto che la norma rabbinica impedisce loro di rispettare il ben più importante imperativo biblico.

Purtroppo, molte donne non si rendono conto di questo, e lasciano passare i loro anni migliori prima di rendersi conto del perché non riescono a diventare madri.

Tornando all'autrice, la sua insegnante di Talmud, la stessa che aveva chiamato inutilmente il rabbino Riskin, trovò l'uovo di Colombo: la fecondazione assistita!

Il divieto di rapporti sessuali durante il mestruo (ed i sette giorni successivi), così come il divieto di adulterio, viene violato solo se la donna si lascia inserire il pene nel corpo, non se si lascia inserire il seme! Ed infatti la fecondazione assistita eterologa dà assai meno problemi agli ebrei che ai cristiani.

La nostra autrice non aveva però bisogno di un donatore diverso dal marito; divertente dettaglio è che, poiché una delle figlie stava male, e non si poteva lasciarla in casa da sola, prima andò il marito alla "banca" a "depositare" il seme, e poi l'autrice a "prelevarlo"(!)

Missione compiuta - l'autrice ebbe così il suo terzo figlio. La fortuna dell'autrice fu di vivere in Israele - in Italia questa manovra le sarebbe stata vietata.

Infatti, come ricorda [2], la mai abbastanza deprecata Legge 40 è scritta così male da sancire, all'articolo 4 comma 1 [vedi 3]:
Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico.
Il caso di "impossibilità morale a concepire altrimenti", quello dell'autrice, non è stato contemplato, offendendo così l'intelligenza degli elettori (che votano e pagano deputati e senatori perché legislino al meglio), e la libertà religiosa delle donne ebree ortodosse come l'autrice, che possono trovarsi obbligate a scegliere tra la loro religione e la maternità.

Una persona potrebbe dire che lo scrupolo religioso dell'autrice era una fisima, ma va detto che non è una fisima della stessa qualità di chi negli USA cerca di appellarsi alle proprie convinzioni religiose per negare alle coppie same-sex il matrimonio, anche dopo la recente sentenza della Corte Suprema [vedi ad esempio 4].

Infatti questi giudici ed impiegati pubblici (non ministri del culto, badate bene) che si rifiutano di compiere i loro doveri  (per esempio, quello di meritarsi la paga, di mantenere il giuramento di fedeltà, e di amministrare la legge con imparzialità) hanno messo il loro diritto alla libertà religiosa in rotta di collisione con i diritti umani fondamentali (alla dignità umana, all'eguaglianza, al matrimonio, alla famiglia, per cominciare) di altre persone, costringendo così i tribunali a decidere quali debbano prevalere.

Credo che questa loro sfida alla Corte Suprema USA finirà come è già finita in Francia e Spagna: non c'è diritto all'obiezione di coscienza sul matrimonio same-sex, e l'unico modo per un dipendente pubblico per non celebrarlo è chiedere il trasferimento ad altra mansione o dare le dimissioni.

Cattolicamente parlando, il caso di coscienza non si pone, per i motivi spiegati da P. Thomas Reese SJ in [5]; e, ebraicamente parlando, la legge del paese è legge,  ed i doveri dell'uomo verso il suo prossimo prevalgono su quelli verso Dio - l'autore di Matteo 5:23-24 non ha detto niente che un ebreo non potrebbe condividere. 

Tornando all'autrice, il suo aver voluto la fecondazione assistita anziché la congiunzione carnale per motivi religiosi non ha leso i diritti di nessuno - non ci sarebbe stato motivo di negargliela. Tuttalpiù le si sarebbe potuto far pagare il (limitato) costo della procedura, visto che non doveva ovviare ad una patologia.

L'ebraismo si è fatto la fama di essere una religione inutilmente puntigliosa, e non è del tutto immeritata; ma è una puntigliosità molto più attenta alle persone del legislatore italiano!

Questi, nel tentativo di colpire le persone di orientamento sessuale difforme, ha colpito anche le persone di fede religiosa difforme (o di nessuna fede), per le quali separare la sessualità dalla riproduzione non solo non crea problemi etici, ma risolve situazioni altrimenti incresciose.

Provate però a spiegarlo a chi giustifica la propria omofobia/bifobia/transfobia in nome della propria religione: non capirà nemmeno di che state parlando.

Raffaele Yona Ladu

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